Descrizione
Il vedovo, girato da Dino Risi nel 1959, non è che uno dei tanti film che venivano prodotti in quegli anni ispirati a fatti di cronaca.
Degli altri ricordiamo una battuta, un personaggio. Del Vedovo ricordiamo tutto.
E quello che non ricordiamo (o che forse non abbiamo mai saputo) ci viene raccontato da Tommaso Labranca in questo libro. Sono osservazioni nate dalla visione ripetuta della pellicola, scoperte fatte fermando un fotogramma, ricostruzioni di elementi ormai dimenticati, supposizioni in cui l’autore si perde e che forse non sono nemmeno così improbabili.
Dove e quando si sono incontrati Alberto Nardi ed Elvira Almiraghi?
Chi era Giovanni Fenaroli, protagonista del caso di cronaca nera che ha ispirato il film?
Quanta Milano vera e quanta falsa c’è nel film?
Perché l’industriale Carletto Fenoglio («Settanta miliardi!») prima del doppiaggio del film si chiamava Angelo?
E che ne sarà del marchese Stucchi dopo i funerali del Commendatore?
Film che resta di culto per tantissimi a più di 50 anni dalla sua uscita, sceneggiatura che straborda di battute memorabili e un gruppo di caratteristi favolosi, da Mario Passante (Lambertoni) a Livio Lorenzon (il marchese Stucchi), da Nando Bruno (er zio der vedovo) fino a Nanda Primavera (Mamma Italia).
Tutti invischiati in una Palus putredinis di cattiveria, tutti impegnati in una “folle corsa al denaro” che non lascia spazio alla bontà.
Film moderno, perché ambientato nell’unica città italiana in cui si poteva giocare a fare i moderni. Film cattivissimo. Film gioiosamente immorale. Film irripetibile. Nonostante ci abbiano provato.
Tommaso Labranca (Milano, 1962-2016) ha pubblicato saggi (Andy Warhol era un coatto, Chaltron Hescon, Neoproletariato, Astrakhan), narrazioni (Il piccolo isolazionista, 78.08, Haiducii). Ha pubblicato per Ventizeronovanta Mu – La risaia in fiamme (2015), Diamonds Are For Eva (2016), Vraghinaroda – Sopravvivendo a hipster situazionisti, santexuperine scalze e mistificatori deleuziani e la raccolta postuma Agosto oscuro (2017)